LASCIATI AFFASCINARE, DA TE.
La più grande obiezione che mi facevo da solo sulla mia musica era che non rispettava un genere fino in fondo, che non era mai come doveva essere secondo le tendenze, il mercato, la tecnica. Questi pensieri hanno enormemente limitato la mia carriera. Ma in fin dei conti, molto più grave, mi hanno reso spesso infelice. Mentre il mio creare era frutto di immediatezza, improvvisazione, del cogliere unicamente l’ispirazione di qualche ora e terminarla così, senza approfondirla per orientarla a qualcos’altro che poteva contestualizzarla, renderla un prodotto più conforme al mercato, aspetti tecnici compresi, il mondo essenzialmente voleva il mio opposto. La mia musica risultava piena di difetti, imperfezioni, mancanze. D’altronde niente somigliava più a me di questo : difettoso, imperfetto, mancante. E io dopo aver creato, mi sentivo sempre meglio. Ma d’altro canto, più la mia musica somigliava a me, tanto più era un’ammissione di inadeguatezza verso il mondo. Non c’è niente di più vero oggi che non siamo assolutamente nulla, se non combaciamo con una richiesta di mercato. Anche nell’arte, anche nella creatività. E allora distinguersi è proprio ignorare il mercato, con la conseguenza probabilissima che il mercato ci ignorerà e resteremo dei fantasmi per la gente, inascoltati. Il tentativo disperato di somigliare a qualcosa che funziona, l’essere costretti da questo contesto globale a convergere verso il gusto comune a qualche nicchia di mercato, fa si che ci siano migliaia, milioni di proposte simili a qualcosa che funziona. E’ anche vero che questa omologazione ossessiva ottiene un effetto estremamente simile al suo contrario : resti inascoltato, sommerso tra i sommersi simili a te, e salvo rarissimi casi che emergono a intermittenza e per un periodo limitatissimo di tempo, non fai altro che dare ulteriore risalto a ciò che già prima esisteva e aveva il consenso delle persone. Copiare ciò che funziona non fa altro che accrescerne i suoi pregi, non i tuoi. E’ inevitabile che in qualsiasi tipo di rappresentazione artistica tu possa risultare omologabile a qualcos’altro che già esiste. La gente lo riconoscerà sempre, anche se tu ignori l’esistenza dei tuoi paragoni. Tutti questi ragionamenti però, sono frutto del pensare all’arte come a un problema, che necessita di una soluzione. E che non la trova, quasi mai, proprio perché ci ragiona incessantemente sopra, ne fa una questione di conferma sociale. Chiede conferme, invece che provocare domande. Lascia che ti dica una cosa. La più grande qualità della mia arte, e forse anche della tua, quella che ne giustifica l’esistenza stessa e forse anche l’unicità, è che in essa vi è molto meno ragionamento utilitaristico rispetto a tutto il resto che ci gravita attorno. Se ci pensi meno o quasi nulla, ad un tratto quello che rappresentava un cruccio eterno, una limitazione ghettizzante, un condizionamento granitico e insormontabile, diventerà probabilmente l’assunzione consapevole di un grandissimo pregio distintivo. Sono, sei, semplicemente …autentico. Come poco altro, come quasi null’altro. E ALLORA ? E ALLORA SFORZATI DI ESSERLO, VERAMENTE. Un uccello percorre migliaia di chilometri perché MENTRE LO FA per metà il suo cervello è spento, e l’altra metà è concentrata nell’azione di farlo. Lui sa che si deve spostare altrove, non lo fa perché lo fanno tutti gli altri o perché tutti gli altri gli dicono dove è più giusto andare. Sii quell’uccello. Spostati.
CAMBIAMENTO
Walter Arnò
1/10/2025